PELHAM 123

USA – 2009 – 106 min

Genere: azione

Regia: Tony Scott

Soggetto:John Godey (Morton Freedgood), Peter Stone

Sceneggiatura: Brian Helgeland

Produttore:Tony Scott, Todd Black, Jason Blumenthal, Steve Tisch

Casa di produzione:Escape Artists, Scott Free Productions

Interpreti

Denzel Washington: Zachary "Z" Garber

John Travolta: 'Bernard Ryder'/'Dennis Ford'/'Mr. Blue'

James Gandolfini: sindaco di New York

John Turturro: Camonetti

Michael Rispoli: John Johnson

Luis Guzmán: Ramos/'Mr. Green'

Victor Gojcaj: Bashkim/'Mr. Grey'

Robert Vataj: Emri/'Mr. Brown'

Gbenga Akinnagbe: Wallace

Jason Cerbone: agente Davis


Tony Scott, fratello del più famoso di Ridley, torna alla regia dopo il deludente “Deja vù”, riproponendo un adattamento del romanzo “Il colpo della metropolitana” di Morton Freedgood, avvalendosi anche stavolta di uno spento e sprecato Denzel Washington nel ruolo di salvatore della patria, affincandogli un John Travolta ormai in declino (declino dovuto almeno in parte ai noti problemi psico/famigliari/religiosi).

Washington è Walter Garber, capo della sicurezza della metropolitana di New York, uomo timorato, sotto inchiesta per corruzione, che un giorno come tanti nella Grande Mela si trova a negoziare con un sequestratore che si fa chiamare Ryder (“come Easy Rider, però con l'Y”), che tiene in ostaggio i passeggeri di un vagone nel cuore di un tunnel di New York. Inizia così il confronto tra i due, e solo tra loro, anche perchè Ryder, sfiduciato dalle istituzioni newyorkesi si rifiuta di comunicare con il capo della polizia (Turturro, attore che ultimamente naviga a vista sperperando il proprio talento), e il sindaco di New York (James Gandolfini di “Coffea and Cigarettes” dello stesso Turturro), a cui forse spetta il ruolo più interessante e caratterizzato del film. Si perchè il sindaco in questione, viene introdotto nel film come l'uomo si potente ma che però si finge uomo modesto, del popolo, guadagna la cifra simbolica di 1dollaro all'anno e seppur accompagnato da decine di guardie del corpo viaggia in metropolitana: gli comunicano che nel pomeriggio deve inaugurare l'anno scolastico leggendo una storiella ai bambini delle elementari (particolare che non può non ricordare il George Bush che imperterrito continua a leggere fiabe agli scolaretti dopo aver avuto la notizia degli attentati dell'11 settembre); ma questo sindaco ci tiene a sottolineare che “non sto per candidarmi, non voglio diventare presidente, il costume da Rudi Giuliani l'ho lasciato a casa”, e come commenta un uomo “alla fine sei meno coglione di quello che sembra”. In una New York in cui governa il caos, dove i giornalisti si scandalizzano per la vita privata del sindaco piuttosto che per le sue malefatte politiche, dove la polizia è completamente disorganizzata e non riesce neanche a bloccare il traffico di Manhattan per trasportare la somma richiesta dall'attentatore senza provocare incidenti a catena, dove il mercato azionario fa aumentare a dismisura il valore dell'oro in caso di attacchi terroristici lasciando carta bianca agli speculatori finanziari, il ruolo di salvatore della Patria spetta al comune cittadino, che, per quanto peccatore egli sia, ha ancora un barlume di coscienza (forse). Buoni propositi, dunque, un'ottima idea di fondo che però si perde in inutili dialoghi e scene “per allungare il brodo”, dove il montaggio convulso, i countdown incalzanti e ripetuti non aumentano l'adrenalina degli spettatori, che hanno l'idea di assistere a qualcosa di già vissuto (un dejà vù per l'appunto). Niente a che vedere con altri film di ben altro spessore che trattano temi analoghi pur non ripudiando l'azione (come ad esempio “Inside Man”), di cui questo “Pelham 123” risulta una cover “coatta” (nell'accezione di “forzata”). “Peccato” mi viene da dire, come spesso accade quando vedo i film (solo in parte riusciti) del regista americano.



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